mercoledì 28 agosto 2013

28 agosto 2013, c'è chi sogna ancora?

50 anni fa Martin Luther King pronunciava al Lincoln Memorial di Washington lo storico discorso "I have a dream" ed oggi, giorno dell'anniversario, trasmissioni tv e contenuti condivisi tra Twitter e Facebook lo ricordano ponendo l'attenzione soprattutto sul sogno dimenticandosi un po' del peso reale di quelle parole. 

Sentendo parlare di sogni però mi viene da pensare che stiamo vivendo in un'epoca in cui il diritto a sognare sia un lusso appannaggio di pochi privilegiati o pazzi visionari. 
Il sogno, quello vero, quello che non si realizza in un secondo ma per il quale bisogna lavorare e sudare, sembra essersi estinto. Oggi si sognano vincite milionarie, borse firmate, auto veloci e carriere nel mondo dello spettacolo in qualità di non si sa bene cosa per avere fama e soldi facili. Persino i bambini sognano poco e spesso si accontentano di sogni preconfezionati.
Anche io a pensarci bene potrei essere una sognatrice migliore e l'ho capito pochi giorni fa. Mi trovavo con mia sorella ed alcuni amici sulla spiaggia, era pomeriggio e la brezza marina rendeva l'aria molto piacevole. Eravamo circondati da finissima sabbia dorata, dai raggi del sole che si prepara al tramonto e da un limpido mare spumeggiante eppure facevamo discorsi un po' amari. Parlavamo di quanto sia difficile essere giovani in Italia, di quanto siano poche le possibilità di trovare un lavoro decente una volta laureati e della necessità di fare i bagagli e partire in cerca di qualcosa di meglio, esattamente come si faceva un secolo fa per sfuggire alla miseria di un paese che non aveva niente da offrire. Già mentre parlavo ed ascoltavo  mi rendevo conto di quanto fosse ingiusto rovinare un così bel pomeriggio con tutta quella negatività ma, nonostante gli sforzi, proprio non riuscivo a trovare un po' di ottimismo e per di più si faceva spazio nei miei pensieri una certa rabbia. Perché i ventiquattrenni della generazione precedente alla mia avevano la possibilità di sognare in riva al mare e noi no? Perché mi sento stupida ed illusa quando sogno di trovare un lavoro coerente con ciò che sto studiando? Perché dovrei lasciarmi distrarre da sogni commerciali fabbricati ad arte? 
In realtà non credo ci sia un buon motivo, al contrario penso che in questo momento così cupo e asfittico sia necessario imparare a sognare come si deve e non rassegnarsi alla bruttezza che ci circonda. Forse piuttosto che rinunciare alle nostre aspirazioni e ai nostri desideri dovremmo cercare di ricordare com'era essere bambini e con quanta aspettativa e curiosità guardavamo al futuro per riscoprire la capacità di fare sogni sinceri. 

Questo potrebbe essere il mio sogno e sarebbe bello trovare qualcuno con cui condividerlo e lavorarci su. Magari un giorno, se riuscirò a tenermi a galla, guarderò ai miei piccoli sogni come qualcosa per cui faticare e non come stupide, irrealizzabili e fantasiose distrazioni. 
In fondo anche solo provare a realizzare un sogno ci fa fare dei passa avanti.