Protection of Life during Pregnancy è il nome del disegno di legge che probabilmente entrerà nella storia della Repubblica d'Irlanda. Mentre infatti i "vicini di casa" del Regno Unito guardano al Royal Baby trepidanti (e forse un po' inebetiti) la cattolicissima Irlanda fa un passo avanti nella delicatissima questione dell'aborto. La Repubblica d'Irlanda è infatti uno dei 3 stati in territorio europeo, insieme a Malta e Città del Vaticano, a non aver ancora legalizzato l'aborto. Oggi però la Dáil Éireann, la Camera Bassa dell' Oireachtas (il Parlamento Irlandese) ha votato in favore di questo disegno di legge con 127 parlamentari favorevoli e 31 contrari. Toccherà poi alla Seanad Éireann, o Camera Alta, esprimersi in proposito ma difficilmente la legge incontrerà ostacoli.
La nuova legge, ritenuta necessaria dal Primo Ministro Enda Kenny, non sembra piacere né agli anti-abortisti né a chi è in favore dell'aborto; da una parte si vuole continuare ad impedire l'aborto a tutti i costi, dall'altra il disegno di legge non soddisfa perché l'intervento potrebbe essere praticato solo in caso di pericolo di vita della madre o rischio suicidio. Sul primo punto c'era già una regolamentazione, dal 1992, che consentiva alle donne di abortire in casi estremi ma i medici irlandesi sono sempre stati molto restii anche in casi ad altissimo rischio come dimostrano la condanna che la Commissione Europea dei diritti dell'uomo ha inflitto al paese nel 2010 per aver impedito ad una donna malata di cancro di abortire e la morte di Savita Halappanavar, trentunenne di origini indiane morta lo scorso novembre per setticemia all'ospedale di Galway. La donna aveva chiesto di abortire ma i medici si sono opposti perché il cuore del feto batteva ancora nonostante fosse già in corso un aborto spontaneo.
Anche per quanto riguarda il ricorso all'aborto come unica soluzione al rischio suicidio si sono scatenate le ire di anti-abortisti e abortisti. I primi asseriscono che qualunque donna potrebbe avere l'autorizzazione fingendosi potenziali suicide; dall'altra parte si evidenzia la difficoltà di poter ottenere tale autorizzazione in quanto la donna dovrebbe recarsi da una commissione di tre medici i quali, dopo aver stabilito che l'interruzione di gravidanza costituisce l'unico modo per evitare il suicidio, possono concedere o negare l'intervento.
C'è da aggiungere che il disegno legge non fa nessun riferimento ai casi di stupro, incesto e malattie del feto. Tali mancanze, unite alla lungaggine dell'iter necessario, ridimensionano l'effetto concreto che la legge avrà una volta entrata in vigore ma non bisogna sottovalutarne la portata culturale dato che l'aborto è proibito dalla Costituzione dal 7 settembre 1983, giorno in cui un referendum approvò l'Ottavo Emendamento. L'impatto del disegno di legge è confermato dalle manifestazioni, di entrambi gli schieramenti, che si susseguono da mercoledì scorso, e dalle tensioni nel partito del premier, il Fine Gael (centro-destra), dal quale è stata espulsa Lucinda Creighton, sottosegretaria per gli Affari Europei ed antiabortista.
Nonostante tutto è chiaro che l'Irlanda sta intraprendendo un percorso di laicizzazione della politica e della società; tale cambiamento è reso evidente anche dall'apertura ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, lo scorso 14 aprile infatti la Convenzione Costituzionale (organo che ha il compito di riformare e aggiornare la Costituzione) ha approvato con il 79% dei consensi la proposta di emendare la Costituzione per rendere possibile il matrimoni gay. L'ultima parola spetterà ai cittadini che si esprimeranno con un referendum.
E in Italia? Per quanto riguarda l'aborto esiste una legge dal 1978 che consente di abortire per qualsiasi motivo fino al novantesimo giorno di gestazione, e oltre se la gestante rischia la vita o se il feto presenta anomalie e malformazioni. Per i matrimoni gay invece la situazione non sembra sbloccarsi ma cosa ci si può aspettare da un paese che non riesce nemmeno a legiferare sull'omofobia?